I CRIC e l’IMMACOLATA CONCEZIONE
a 150 anni dalla promulgazione del Dogma
“Affidati dal
papa Pio IX alla protezione della Madre di Dio, noi seguiremo con una
particolare fedeltà le direttive della Chiesa a riguardo del culto mariano. Ci
stia a cuore la recita quotidiana del rosario, anche se è possibile sostituirlo
con altre devozioni più conformi alla nostra sensibilità personale. Ogni
giorno, dopo la celebrazione di Lodi e Vespri, si veneri la Vergine con una
breve preghiera o un canto mariano” . Così recita il Direttorio generale dei
Cric (n.82) esplicitando quanto espresso nelle Costituzioni:
“Prestiamo un
culto veramente filiale, sia nella preghiera liturgica come in quella
personale, in particolare la recita del rosario, verso la Madre di Dio, Regina degli
Apostoli e dei Santi, maestra di vita interiore e di contemplazione, patrona
della nostra Congregazione” (n.50).
Ma cerchiamo di
offrire un rapido excursus storico per cercare di capire come nasce questa
relazione filiale dei Cric con Maria.
IL GREA E MARIA
Alcune prime
importanti indicazioni ce le offre la biografia del nostro fondatore, Dom
Adrien Gréa (1828-1917), un uomo profondamente appassionato della Chiesa, della
sua storia come della sua grandezza teologica (in quanto per il Gréa la Chiesa,da
sempre voluta da Dio, “è Cristo stesso, sua pienezza e suo compimento, suo
corpo e suo sviluppo reale e mistico”).
Prima
indicazione: ordinato sacerdote nel 1856 divenne cappellano nella Chiesa di
Boudin (Jura) fatta costruire nel 1854 dallo zio materno, Edmondo Monnier,
nella sua ferriera. Qui, ci raccontano i biografi, il giovane Gréa fondò una
scuola per l’educazione religiosa e l’iniziazione liturgica per i figli degli
operai. La cosa più interessante è un particolare scoperto quest’estate: pellegrini
nei luoghi in cui ha vissuto il nostro fondatore abbiamo visitato anche questa
piccola cappella oggi semi-abbandonata. La custode, sorpresa di vederci, ci ha
comunicato come proprio in quella stessa giornata avesse ritrovato il libricino
della Dedicazione della Chiesa autografato dal Gréa.
E qui la doppia
coincidenza: la Cappella è dedicata all’Immacolata Concezione e la Dedicazione
è avvenuta nel novembre 1854, proprio 150 anni fa, un mese prima che il papa,
l’8 dicembre 1854, proclamasse solennemente il Dogma.
La seconda
indicazione riguarda il sogno del Gréa di poter far rinascere in Francia
l’antico e prestigioso istituto dei Canonici Regolari soppresso dalla
Rivoluzione Francese. Nel 1870, partecipando al Concilio Vaticano I come
teologo del vescovo, il Grèa espose a Pio IX il suo progetto e ottenne dal papa
la benedizione sull’opera iniziata già da alcuni anni che espressamente volle
sotto la denominazione e il materno patronato dell’Immacolata Concezione. Da
allora la Congregazione sarà chiamata dei Canonici Regolari dell’Immacolata
Concezione e l’8 dicembre sarà celebrato come giorno di festa per tutta la
comunità in onore della sua Patrona.
Ed è proprio in
questa stessa giornata (terza ed ultima indicazione) che nel 1896 il Gréa verrà
eletto Abate (da cui il titolo Dom) dell’abbazia di Saint Antoine (diocesi di
Grenoble) oggi come allora semi-abbandonata, ma resa illustre dalla presenza
dei resti di S.Antonio Abate.
Da non
dimenticare che l’8 settembre 1871,giorno della Natività di Maria, il Gréa con
altri quattro compagni fecero la professione perpetua nelle mani del vescovo di
Saint Claude. Quel giorno è per noi insieme importante festa mariana (il suo
compleanno!) e festa della nascita ufficiale della nostra Congregazione a lei
dedicata.
Così parlava il
Gréa di Maria nelle Conferenze offerte alla sua comunità[1]: “Come Dio ci ha
donato il suo Figlio unico per Maria, è per Maria che tutto abbiamo ricevuto”.
E ancora: “Gesù ci vuole là dove egli è, ma prima di introdurci con lui nella
gloria del Padre, vuole che con lui abitiamo in quella della madre”.
Il Gréa ha ben
chiara la profonda connessione che c’è tra Maria e la Chiesa: “La Chiesa è la
sposa; Maria è la madre. E’ Maria che deve formare e preparare la sposa del
Figlio”. E, approfondendo il concetto, afferma:
“Due sono le
persone per mezzo delle quali l’opera di Dio (la creazione) si riannoda a
Cristo: Maria e la Chiesa, Maria sua madre e la Chiesa sua sposa. Era
necessario, dunque, che Maria e la Chiesa fossero associate al sacrificio di
Gesù. (…) Infatti è lei che donando a Gesù un’umanità, le dona la materia per
il suo sacrificio, ma donandola a Gesù, la dona anche alla Chiesa (…). Gesù nel suo sacrificio presenta al
Padre quanto ha di più caro: sua Madre e la sua Sposa (…).
Maria è madre
della Chiesa. In Gesù che si offre per la Chiesa, è Maria che si offre per lei.
Per questo, con espressione ardita, ma non affatto contraria allo spirito della
Chiesa, possiamo dire che Maria è stata associata all’opera della Redenzione:
Gesù Redentore, Maria Corredentrice, la nuova Eva da Dio collocata accanto al
nuovo Adamo, non solo ai piedi della croce del Calvario, ma in ogni istante
della vita”[2].
E come
ammonendoci ci ricorda che. “La devozione alla Vergine è la misura della pietà
che noi abbiamo per Gesù Cristo e Dio. Chi non ha la devozione per Maria, non
l’ha per Gesù (…) perché Maria è la Madre del bell’amore (…) la madre della
pietà”.
I CRIC E MARIA
La storia
successiva, quella di coloro che hanno voluto seguire la strada indicata dal
Gréa, mostra come i Cric abbiano mantenuto vivo questo amore per la loro
Patrona. Senza proporre particolari devozioni (la nostra spiritualità, dice dom
Gréa, è quella stessa della Chiesa: centrata sulla Liturgia e sul servizio
pastorale offerto al vescovo diocesano) i nostri confratelli hanno a loro volta
dedicato molte delle Chiese nuove a loro affidate a Maria, hanno proseguito ad
animare una profonda venerazione per la Madonna, hanno anche offerto studi
spirituali dedicati a Maria. Ricordiamo in proposito il libro scritto da
p.Alfredo Scipioni nel 1947: “Maria dalla quale nacque Gesù”. In questo testo
raccoglieva una serie di conferenze tenute nel mese di maggio del 1946 nella
nostra Chiesa parrocchiale di S.Maria Regina Pacis in Roma.
Così scriveva
sul dogma dell’Immacolata Concezione:
“L’8 dicembre
1854 un atto solenne si compiva in S.Pietro di Roma.
Pio IX,
circondato da uno stuolo grandissimo di cardinali, vescovi, abati, in comunione
con essi, definiva solennemente dogma di fede la dottrina che afferma la Vergine
essere stata preservata dal peccato originale fin dal primo istante del suo
concepimento, per singolare privilegio di Dio ed in virtù dei meriti di Cristo.
La
promulgazione del dogma durò per lo spazio di otto minuti; ed il Santo Padre,
altamente commosso dal grande atto che compiva, n’ebbe di tanto in tanto
interrotta la voce dal singhiozzo e dalle lacrime.
Otto minuti
durò la lettura del decreto; ma in quegli otto minuti veniva sciolta una
questione faticosamente dibattuta per lunghi otto secoli. Questione non solo
faticosamente, ma anche stranamente dibattuta nel seno stesso della Chiesa,
quando l’immacolato concepimento era combattuto, non dai consueti avversari di
poca fede e di mali costumi, ma da avversari di primissimo ordine per genio e
santità: quali un S.Bernardo, un S.Bonaventura e un S.Tommaso (…).
Si comprende
ora, come il papa Pio IX fosse altamente commosso nell’atto della promulgazione
del Dogma. Lui, pur credendosi come minore in santità e scienza dinanzi a
questi colossi del sapere e della virtù, si sentiva in dovere, quale unico
maestro infallibile[3], di riprenderli, di correggerli, di illuminarli.
Ma perché tanto
abbaglio in uomini sì eminenti?
Ammettevano sì
la purificazione di Maria SS. Dalla macchia originale e la sua santificazione,
ma quando già era concepita, nel seno di sua madre (…).
Ed ecco che il
Papa si alza, corregge, chiarisce. La Vergine fu santificata nell’istante
stesso del suo concepimento. Concepita già pura.
Quegli eminenti
dottori della Chiesa avevano pure essi progettato e discusso una simile
soluzione: ma l’avevano categoricamente rigettata perché in contraddizione con
la singolare santità di Cristo, l’unico nato e concepito senza peccato.
Ed il Papa
rettifica. Tutti e due, Gesù e Maria, furono concepiti senza peccato; ognuno in
modo diverso, conservando così la propria singolarità. Cristo, in virtù della
stessa sua nascita avvenuta in una maniera verginale, e quindi discendente da
Adamo per via eccezionale e miracolosa, perciò non sottomesso alla legge
generale del peccato che colpì tutti i figli di Adamo; Maria, invece, concepita
per via ordinaria e quindi sottomessa alla legge del peccato, ne fu tuttavia
esente per una grazia speciale dell’onnipotenza di Dio.
Anche questa
spiegazione si era presentata alla mente di quei grandi maestri del Medioevo.
La respinsero, perché sembrava sottrarre una creatura, fosse pure Maria SS.ma,
alla legge dell’universale Redenzione: di questa legge che proclamava Cristo,
Salvatore, col suo sangue, di tutti gli uomini, senza eccezione.
Ed il Papa,
maestro dei maestri, ad insegnare: non si sottrae nessuno dall’universalità
della Redenzione di Cristo, neanche la Vergine, poiché ella, benché concepita
senza peccato, la fu in previsione dei meriti e delle grazie di Cristo suo
Figlio. Anch’essa è una redenta. Anzi redenta in un modo più eccellente del
nostro. Noi, caduti e feriti dal peccato inevitabile, dobbiamo aspettare la
grazia di Cristo per rialzarci e sanarci. Ma questa grazia di Cristo evitò che
la Madre cadesse, togliendone dinanzi l’ostacolo, prima che vi inciampasse.
Noi siamo
purificati dal peccato originale. La Madonna non fu purificata, ma preservata.
Preservata è il
termine teologico esatto, per tanto tempo cercato, che costituisce il dogma
dell’Immacolata Concezione[4] (...).
Del resto come
concepire che Dio Padre, volendo preparare una degna dimora a suo Figlio, non
l’abbia preservata da qualsiasi profanazione? Come ammettere che il Figlio,
così onnipotente e amante, abbia permesso che sua Madre fosse rimasta, anche
involontariamente per la macchia del peccato originale, e per un istante, sotto
il dominio di Satana? (…)
Quattro anni
dopo, nel 1858, la Vergine Santissima, apparendo ad una piccola pastorella
nelle montagne dei Pirenei, suggellava maternalmente la parola papale definendosi:
“Il sono l’Immacolata Concezione”.
Da quel giorno
la devozione del popolo cristiano si è portata con uno slancio, ogni ora
crescente, ai piedi della Vergine di Lourdes, ed ha dato origine ad un
movimento di fede dei più meravigliosi e commoventi della storia della Chiesa
(…).
Alla piccola
veggente l’Immacolata, in una visione, ordinò di scavare la terra. Bernardetta con le sue dita
intrecciate dal Rosario scavò. L’acqua scaturì, formò un rigagnolo, una
sorgente, una piscina; fonte di salute ai corpi ed alle anime.
Devoti di Maria
Immacolata, inginocchiamoci ai piedi della Vergine; moviamo le dita intrecciati
dal Rosario; anche per noi si aprirà una fonte di grazia e di benedizioni”.
p. stefano
liberti
[1] Cf.
T.Battisti, Dom Adriano Gréa. Una spiritualità nel solco della tradizione,
Montichiari (Bs) 2002, p51s.
[2] Cf quanto
scritto nella LG 53: “Maria vergine, (…) è riconosciuta e onorata come vera
madre di Dio e Redentore. Redenta in modo eminente in vista dei meriti del
Figlio suo e a lui unita da uno stretto e indissolubile vincolo, è insignita
del sommo ufficio e dignità di madre del Figlio di Dio, ed è perciò figlia
prediletta del Padre e tempio dello Spirito Santo; per il quale dono di grazia
eccezionale precede di gran lunga tutte le altre creature, celesti e terrestri.
Insieme però, quale discendente di Adamo, è congiunta con tutti gli uomini
bisognosi di salvezza; anzi, è « veramente madre delle membra (di Cristo)...
perché cooperò con la carità alla nascita dei fedeli della Chiesa, i quali di
quel capo sono le membra ». Per questo è anche riconosciuta quale sovreminente
e del tutto singolare membro della Chiesa, figura ed eccellentissimo modello
per essa nella fede e nella carità; e la Chiesa cattolica, istruita dallo
Spirito Santo, con affetto di pietà filiale la venera come madre amatissima.
[3] Il Dogma
dell’infallibilità pontificia sarà promulgato solo successivamente, il 22
luglio 1870, all’interno del concilio Vaticano I (n.d.t.).
[4] A.Scipioni,
Maria dalla quale nacque Gesù, Roma 1946, p.29s.